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Aman Sepharad
musiche dalle comunità ebraiche del Mediterraneo
 

Un languido addio, un dolce lamento, felicità velata di malinconia, è questo il volto della musica sefardita. Canti femminili, tramandati da madre a figlia, come la stessa discendenza ebraica. Musica profana di tradizione orale, di cui non conosciamo gli autori né l’esatta origine ma che, migrando, porta con sé la voce e il cuore delle genti che dalle coste iberiche si dispersero per tutto il Mediterraneo fino a spingersi nei lontani Balcani.

 

 

La musica sefardita è infatti la musica degli ebrei cosiddetti “spagnoli”, giacché Sepharad è l’antico nome della Spagna, loro terra di origine, e raccoglie il commiato che quel popolo affida alla memoria di questi antichi canti. Lo struggente richiamo dell’amato o il suo addio, la ninna-nanna per il bimbo o il pianto funebre e finanche la canzone da matrimonio, lieta e mesta per la partenza dei figli dalla casa materna, tutto si racchiude in un lamento: “Aman”. Parola che come una cantilena inanella dolci e tristi pensieri per tutto ciò che è transitorio, in questa effimera esistenza.

 

Aman Sepharad, ahi Spagna addio: a seguito del movimento denominato Reconquista, che culmina con la liberazione di Granada e quindi di tutto il suolo iberico dal dominio arabo, nel 1492 con un editto di espulsione, i re cattolici Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia cacciano gli ebrei dalla Spagna. È il “Gerush Sepharad”, espulsione che segna una nuova diaspora. Le comunità sefardite si stanziano così  nel  nord  Africa,  in Turchia  (accolte dal Sultano ottomano Bayezid II) e in vari stati del continente europeo come l’Italia, la Grecia, la Bulgaria o la Bosnia, cosicché Salonicco, Livorno, Istanbul, Sofia e Sarajevo divengono importanti centri culturali sefarditi.

 

Matrice comune a questi popoli così lontani tra loro sono proprio la lingua e la musica. Molto evidenti sono le influenze derivate dalla terra di origine, infatti queste musiche cantate in judezmo (o ladino), una sorta di antico castigliano infarcito di parole incontrate “strada facendo”, riecheggiano di sonorità dal sapore arabo-andaluso.Tuttavia il popolo ebraico seppe pur sempre adeguarsi alle nuove realtà ed infatti tra le varie comunità troviamo piccole varianti dovute all’influenza delle lingue locali, come testimoniano ad esempio la haquitía nel nord Marocco, o il bagitto livornese.

 

La musica sefardita, proprio per le sue melodie dal sapore arcaico e dal calore assolato che trasmette, si contrappone nettamente al più conosciuto ed irruento Klezmer askenazita, di origine nord est europea, cantato in yiddish, crogiolo di lingue tra il tedesco e lo slavo.

 

Queste donne modulano un canto di pace, pace interiore e tra le genti, una pace perduta e mai più ritrovata. Come un soffio melodico si alza allora il nostro Aman Sepharad. Ma tutto ciò che si racconta e si canta è ormai passato e non tornerà: a noi resta il suo triste sorriso.

Aman Sepharad 
music from the Sephardic Jewish communities of the Mediterranean

 

 

A languid farewell, a sweet lament,  happiness tinged with melancholy: this is the heart of Sephardic music. A repertoire of female songs, handed down from mother to daughter. We do not know the authors nor the exact origins of this secular music tradition, but it is certain that this music has brought with it the voice and heart of Sephardic Jews throughout the Mediterranean countries, from the Iberian coast,  where they were expelled in the 15th century, to North Africa and the Balkans.

 

In 1492, as a result of the secular process of Reconquista, culminated in the defeat of Arabs settled on Iberian soil, the Catholic monarchs Ferdinand of Aragon and Isabella of Castile issued an edict expelling all Arabs and Jews from Spain. This banishment marked a new diaspora for the so-called "Gerush Sepharad". The Sephardic communities moved to North Africa, Turkey (where they were accepted by the Ottoman Sultan Bayezid II), and various European countries, such as Italy, Greece, Bulgaria and Bosnia. They established important cultural centres in several European cities, including Thessaloniki, Livorno, Istanbul, Sofia, and Sarajevo. Traditional songs have played a crucial role to preserve the cultural heiritage of these communities scattered in many countries, and in particular to maintain their original language, judezmo or ladino, a daughter language of the 15th century Castilian with many Arab-Andalusian influences. In the following centuries Sephardic languanges  delevopped indipendently, adopting words from the different countries where Sephardic Jews had settled, such as haquitía in northern Morocco, or bagitto in Livorno.

 

Sepharad, the ancient name of Spain, represents the second native land of Sephardis, who, for this reason, are also known as "Spanish" Jews. Aman is the lament that curls like a lullaby both in sweet and sad thoughts on the transitory condition of our ephemeral existence. It refers to the beloved’s call or farewell, the babies’ lullaby, the funeral cry, and even the wedding march, which is at the same time happy for the spouses and sad for their parents, who see their children go away from their houses.

 

Aman Sepharad! Fareweell Spain!

 

Due to its archaic melodies and sunny sounds, Sephardic music contrasts sharply with the best-known and impetuous Klezmer, the traditionl music of Ashkenazi Jews, which is rooted in North Eastern European culture and sung in Yiddish, a melting pot of languages, including German and Slavic. Sephardic music is a collection of women’s songs inspired to peace – a peace of mind as well as a peace among nations, a peace which has been lost and longed for. Our Aman rises as a melodic breath. All that is sung, however, flies away in an endless journey and will never come back to us: what  remains is just a sad smile

Sensus  -  dir. Marco Muzzati

Arianna Lanci: canto

Cristina Calzolari: arpa, clavisimbalum, organo portativo

Marco Muzzati: salterio, percussioni

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