Don Quixote
L'ingegnosa erranza nella musica del Siglo de Oro
testi di Marco Muzzati liberamente tratti da Miguel de Cervantes
Raccontare esaurientemente il Don Chisciotte di Cervantes è un’operazione che rasenta quasi l’impossibile: sarebbe necessario copiarlo da capo a fondo, tanto è vasto e ricco di suggestioni e sfumature.
Ci troviamo davanti al primo vero romanzo moderno, o potremmo quasi dire a una “collana” di romanzi collegati tra di loro in un fitto intreccio di rimandi e soste, salti in avanti e indietro tra le numerose storie parallele che accompagnano l’hidalgo protagonista o lo lasciano sonnecchiare, tra le pagine del testo, per potersi sanare dalle avversità della sorte: quasi un’opera ipertestuale ante litteram. Il tutto sciorinato d’un fiato in oltre milleduecento pagine di sorprendente modernità, sia per quanto riguarda lo stile della narrazione, sia per il linguaggio, che il tratteggio dei personaggi, quasi scolpiti nella roccia a tutto tondo e poi resi vivi dal soffio prolifico del loro creatore, tanto che sembrano saltar fuori dalle pagine e raccontarci in prima persona le proprie vicende.
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La musica degli autori spagnoli a cavallo tra il Cinque e Seicento, altalenando tra ruolo principale e di sfondo, ben fa da contraltare a un testo che già sprizza musicalità da tutti i pori. L’idea fondante di questo spettacolo è infatti di “restaurare”, con l’aiuto delle suggestioni della musica coeva, i personaggi e le situazioni che hanno rischiato di sbiadirsi nella stereotipizzazione della memoria collettiva.
Ne deriva così un racconto trasversale, che non segue, se non in minima parte, i reali accadimenti o le vicende del romanzo, ma vuole estrapolarne le situazioni, le figure, i pensieri dei personaggi e persino essi stessi.
I testi introduttivi ai quadri utilizzano la medesima ricchezza di un lessico immaginifico e quasi sovraccarico, cercando di cogliere la costruzione arcaicizzante della frase, o l’utilizzo dei sonetti, delle rime e delle assonanze, per rivolgersi anche in forma diretta all’ascoltatore, ma soprattutto fornendo immagini vive e reali: tutti espedienti già sapientemente esperiti e calibrati da Cervantes nella sua opera.
Stralci del romanzo vengono inseriti e collegati tra loro, senza dover per forza seguire la reale stesura del testo, ma talora la pura invenzione mette le ali e spicca il volo nel disegnare nuove situazioni, al servizio del racconto musicale. Così il testo narrato introduce l’ascoltatore a cogliere le suggestioni che i musicisti ci porgono all’orecchio e la musica estende gli spazi della nostra immaginazione.
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Sensus - dir. Marco Muzzati
Marianne Gubri: arpa barocca
Domenico Cerasani: liuto, chitarra barocca
Rosa Helena Ippolito: viola da gamba
Marco Muzzati: percussioni, voce recitante