Poesia dell'Invisibile
Leonardo da Vinci e la musica del Rinascimento
(Musiche di Leonardo da Vinci, Cara, Desprèz, Tromboncino, Attaignant, Busnois, S. dell'Aquila, Isaac)
Il grande genio, forse il più grande della storia, e il suo rapporto con la musica.
Colui che ha incarnato una sorta di spartiacque tra una mentalità ancora tardo medievale, in cui l'artista si occupa di tutto, e l'inizio dell'età moderna, in cui diviene necessario scegliere una via, decidere se fare l'ingegnere, l'architetto, l'artista o lo scienziato, la personalità più capace di incarnare l'archetipo del “genio universale” del Rinascimento poteva disinteressarsi alla musica, restarle distante?
Secondo l'Anonimo Gaddiano, manoscritto databile intorno al 1540, Leonardo sarebbe stato inviato da Lorenzo il Magnifico a Ludovico il Moro, insieme ad Atalante Migliorotti (eccellente suonatore di lira, la cui effigie è probabilmente rappresentata dal famoso Ritratto di Musico) proprio come suonatore di lira “all'improvviso”. La lira da braccio, tipico strumento rinascimentale, inventato nel Quattrocento e riconducibile essenzialmente al contesto neoplatonico fiorentino, aveva un significato simbolico molto importante: doveva infatti rappresentare l’antica lira di Orfeo. Era lo strumento adatto per improvvisare l’accompagnamento della poesia cantata, conferiva un’aura di nobiltà e di sacralità ai suoi stessi esecutori, e Leonardo ne era un grande esperto, così come ne danno testimonianza numerose fonti.
“[...] in Lionardo da Vinci, oltre alla bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza era la grazia più che infinita in qualunque sua azione; e tanta e sì fatta poi la virtù, che dovunque l’animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute.
[...] Dette alquanto d’opera alla musica; ma tosto si risolvè a imparare a suonare la lira, come quello che dalla natura aveva spirito elevatissimo e pieno di leggiadria, onde sopra quella cantò divinamente all’improvviso.”
(G. Vasari, Vita di Lionardo da Vinci, in Le vite..., ed. G. Milanesi, Firenze, 1879, vol. IV, pp. 17-18)
Importante sottolineare come la sua profonda passione per la musica non si arrestasse all'aspetto esecutivo, vedendolo coinvolto in prima persona come cantante e strumentista, di cui sono documentate peraltro importanti relazioni con i più celebri compositori attivi a Milano, Firenze e Pavia nel tardo Quattrocento: Leonardo speculava sul significato della musica, ideava strumenti musicali ingegnosi e complessi, progettava scenografie per grandi spettacoli musicali di corte, si dedicava a studi di acustica musicale e, non da ultimo, componeva lui stesso particolarissime miniature musicali, i suoi famosi rebus, 18 dei quali, conservati nei fogli della Collezione Windsor, presentano infatti la notazione musicale combinata con sillabe, parole o frammenti di parole, andando a formare, sfruttando i nomi delle note, motti e piccole frasi. Alcuni di questi rebus, trascritti sia per il testo poetico che per quello musicale, vengono a vivere di vita propria come piccoli brani musicali, antiche gemme sonore a partire dalle quali nasce l'idea di questo concerto dal titolo Poesia dell'Invisibile.
Se in pittura la grandezza di Leonardo è consistita nel sondare il terreno dell'interiorità, riportandoci con i suoi ritratti all'invisibile fondo dell'animo umano, non è forse un caso che la musica sia stata da lui definita nel “Paragone delle arti” come figurazione delle cose invisibili, inferiore alla pittura solo in virtù del suo carattere transitorio. E la sua ricerca nel campo dell'invenzione di strumenti musicali mirava a contrastare proprio quella che lui chiamava la “malattia della musica” ossia il suo svanire nel tempo.
Pur ipotizzando talvolta la costruzione di congegni assolutamente fantastici e inutilizzabili, la sua attività come ideatore di strumenti musicali riveste ancora oggi grande interesse poiché rivela le sue ampie ed originali conoscenze in materia di meccanica applicata all'ambito organologico-musicale. I tre strumenti impiegati in questo concerto e raffigurati nel 2° codice di Madrid si presentano come autentiche innovazioni che Leonardo, illuminista ante litteram, propone ai suoi contemporanei, sperimentando nuove alternative e migliorando situazioni già esistenti.
La piva a vento continuo presenta un meccanismo ingegnoso, a mantice, che va a sostituire l'insufflazione diretta, come era tipico delle cornamuse (o pive); l'organo di carta, da realizzarsi interamente in carta pergamena per essere leggero e facile da trasportare, con una insolita e geniale tastiera verticale consente al musicista di deambulare e, al contempo, suonare comodamente; la viola organista, forse il più speciale e suggestivo dei tre, riunisce in sé le possibilità polifoniche di uno strumento a tastiera e il particolare timbro di uno strumento ad arco, ipotizzando infatti un sistema di arco continuo su cui vengono poste in contatto le corde per mezzo di una tastiera.
Non sappiamo, e forse non sapremo mai, se a partire dalle intuizioni leonardesche in ambito organologico presero vita esemplari funzionanti dei suoi strumenti. Certo è che gli schizzi e le annotazioni del genio di Vinci hanno consentito al liutaio Michele Sangineto di porci in un contatto reale con quelle stesse intuizioni, facendole risuonare oggi, in un itinerario musicale tra i più grandi compositori del Rinascimento e tra i principali generi in voga nelle corti italiane all'epoca di Leonardo.
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Sensus - dir. Marco Muzzati
Arianna Lanci: canto
Adriano Sangineto: viola organista, organo di carta, piva a vento continuo
Marianne Gubri: arpa rinascimentale
Marco Muzzati: salterio, percussioni, voce recitante